La grande bufala… degli insetti
Per giorni, soprattutto prima dell’inaugurazione dell’Expo (ma anche dopo) in particolare su Internet sono apparsi numerosi articoli e servizi dedicati ai cibi più strani che si potranno mangiare nei padiglioni di Rho-Fiera, con tanto di fotografie che attiravano decisamente l’attenzione.
Nella Top Five degli “orrori da gustare” abbondavano insetti di ogni tipo, che in pratica sono il cibo del futuro, proteico, abbondante e praticamente a costo zero. In molti Paesi africani e asiatici è infatti norma trovare menù a base di cavallette, grilli, scorpioni, larve, ecc…
Per la prima volta ecco che gli insetti sarebbero stati protagonisti anche all’Expo per la curiosità dei gourmet più audaci! Ragni fritti cambogiani, scorpioni al cioccolato, farina di grilli, meduse essiccate e udite udite, anche la pregiatissima carne di coccodrillo cucinata nello stand dello Zimbabwe e il vino di serpente (con tanto di cobra in una bottiglia di liquore)!
Piccolo problema: all’Expo di tutte queste prelibatezze non vi è alcuna traccia. Tra gli addetti ai lavori si vocifera di un fantomatico capannone super sorvegliato che contiene gli insetti “da tavola”, ma nessuno ne conosce l’ubicazione, né ha visto un insetto in giro. Neanche le zanzare (per fortuna).
La Cambogia e lo Zimbabwe hanno una stanzetta nei cluster tematici grande come la cucina di casa mia, ma al contrario della mia cucina, non è adibita alla preparazione delle vivande. Men che meno una frittura di ragni o un carpaccio di coccodrillo.
Gli insetti all’Expo dovrebbero essere ospitati solamente in una teca espositiva all’interno del Future Food District, una delle Aree Tematiche dell’esposizione, realizzata in collaborazione con Coop. Il Future Food District si compone di un padiglione di 2.500 metri quadri (Supermarket) e di una piazza pubblica di 4.500 metri quadri su cui insiste un’altra struttura (Exhibition Area). Attraversando i diversi ambienti, i visitatori potranno esplorare e conoscere una catena alimentare più etica e trasparente, resa possibile dall’uso delle nuove tecnologie.
Nel corso della mia prima visita all’Expo non ho avuto il tempo di visitarlo, quindi non posso confermare la presenza di questa fantomatica teca.
Un giorno solo non basta
Sono numerosi i padiglioni che non sono riuscito a visitare nel corso del primo giro all’Expo. Ma la cosa era stata ampiamente prevista. Da ammirare c’è sicuramente il Padiglione Zero che introduce la visita del Sito Espositivo. Si racconta di quanto l’uomo ha prodotto dalla sua comparsa sulla Terra fino a oggi, le trasformazioni del paesaggio naturale, la cultura e i rituali del consumo, sono il punto di partenza per qualsiasi progetto futuro.
E che dire del Padiglione Italia, bellissimo ed immenso, composto dal Palazzo Italia e dai quattro edifici sul Cardo, per un totale di 14.000 metri quadri. È il cuore dell’intero spazio, destinato a rimanere anche nel periodo post-Expo come polo dell’innovazione tecnologica al servizio della città. Il Padiglione Italia mette in mostra le eccellenze italiane: la cultura e le tradizioni nazionali legate al cibo e all’alimentazione, caratterizzate dall’alta qualità delle materie prime e dei prodotti finali. Nella struttura sono state raccontate le quattro “Potenze Italiane” con l’aiuto delle 21 Regioni e Province autonome.
La Potenza del Saper Fare: 21 personaggi raccontano storie di professionalità applicata degli italiani, in arte e manualità, che hanno trovato soluzioni facendo impresa; La Potenza della Bellezza: ci sono 21 panorami e 21 capolavori architettonici che raccontano la bellezza dell’Italia; La Potenza del Limite: qui ci sono 21 storie di impresa agricola, agroalimentare, artigianale che racconteranno la più specifica delle grandezze italiane, la capacità di esprimere il meglio di noi nelle circostanze più proibitive, di coltivare vigneti di eccellenza su cucuzzoli aridi e non meccanizzabili, la potenza più vicina alla virtù del limite. L’Italia è la Potenza del Futuro e viene raccontata attraverso un Vivaio di 21 piante rappresentative delle Regioni: la Piazza del Campidoglio a Roma, dove Michelangelo creò il mosaico dell’armonia rinascimentale. Dal mosaico si leva un grande Albero, l’Albero della Vita, una struttura di acciaio e legno, alta 37 metri, con 25 metri di apertura, pensata dal designer e creativo Marco Balich e collocata al centro della Lake Arena.
Mi sa che ci vuole una giornata solo per visitarlo tutto.
E poi restano ancora da vedere gli spazi espositivi di tantissime nazioni: Usa, Russia, Israele, Colombia, la tecnologica Germania, Emirati Arabi Uniti, il musicale Kazakistan (non la smettono un secondo di suonare) e la Gran Bretagna, giusto per citarne alcuni che ho saltato per le lunghe code all’ingresso. E gli spettacoli (ad ogni ora) dell’Albero della Vita e, dal 15 maggio, quello del Cinque du Soleil (a pagamento). Tanta, tanta roba da visitare, fotografare, gustare.
Rho-Fiera è a due passi. Andateci anche due o tre volte nell’arco di questi mesi. Non ve ne pentirete.
Nicola Rustichelli