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C’è l’Europa nel mirino della Russia

Il lancio dei droni sulla Polonia è un test politico e militare di Putin sulla volontà e la capacità di reazione dei Paesi della Nato

Redazione di Redazione
20 Settembre 2025
in "Finestra sul mondo" di Ennio Caretto, Cronaca, Prima Pagina
Ennio Caretto scrive per La Vita Casalese

Ennio Caretto

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Quella voce della coscienza e della ragione che è il nostro presidente Sergio Mattarella, il timone del nostro polarizzato Paese in un mare in tempesta, ci ha ammonito che “ci troviamo su un crinale da cui senza volerlo si può scivolare in un baratro di violenza incontrollabile”, un duro riferimento al lancio di diciannove droni russi sulla Polonia la settimana passata. E ha evocato l’assassinio del principe Ferdinando, l’erede al trono dell’Impero austroungarico, per mano di un nazionalista serbo nel 1914, assassinio che provocò l’imprevisto e immediato scoppio della Prima guerra mondiale. Come allora noi siamo chiamati a impedire che un evento inatteso causi una catastrofe, cioè che la guerra dell’Ucraina si estenda di colpo a tutta l’Europa, ha sottolineato Mattarella, e a differenza di allora dobbiamo riuscirci, non possiamo fallire. E se noi falliremo? La risposta a questa domanda, risposta che potrebbe decidere del destino non solo dell’Ue, dato che anche il Medio Oriente è in fiamme per la guerra di Gaza, la ha fornita il furente premier polacco Donald Tusk: “La Russia ci ha attaccati, c’è il rischio di una Terza guerra mondiale”.

La “guerra ibrida” della Russia

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Per una delle strane coincidenze di cui è ricca la storia, il nostro Presidente ha lanciato il suo grido d’allarme mentre in America si commemorava il ventiquattresimo anniversario della strage delle Torri gemelle di Manhattan da parte di Al Qaeda e di Bin Laden. Lo ricordo non perché io voglia paragonare la Russia e Vladimir Putin a essi, ma perché spero che l’Ue non si lasci tragicamente cogliere di sorpresa da chi ci tratta da nemici come accadde agli Usa sebbene da anni fossero alle prese con il terrorismo islamico. Putin ha dimostrato di detestarci e disprezzarci “e combatte contro l’Europa una guerra ibrida, di hackeraggio, disinformazione e sabotaggio” come ha rilevato il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto. E’ necessario continuare a dialogare con lui per raggiungere la pace, ma è ancora più necessario farlo da una posizione di grande forza e non di estrema debolezza  come l’attuale, visto che la forza è l’unico fattore che conta per lo zar russo. E’ immorale e sbagliato opporsi al riarmo dell’Ue perché equivale a tradire l’Ucraina, una Nazione europea, consegnarla a un dittatore dello stampo di quello sovietico Stalin, e aumentarne l’appetito per una espansione appunto in Polonia, poi nei Paesi Baltici e chissà dove altro.

Il politico più spietato

Ce lo insegnano le due Guerre mondiali dello scorso secolo, guerre esplose in Europa per colpa di leaders politici nazionalisti o sovranisti come dire si voglia, le più vaste e sanguinose della storia. Non si deve consentire nuovamente che un conflitto ritenuto erroneamente locale degeneri in stragi e sterminii continentali come successe dal 1914 al 1918 e dal 1939 al 1945. Putin non è un folle quale fu Hitler, è il politico più spietato e gelido del nostro tempo, vuole essere celebrato nei secoli come il rifondatore dell’impero russo, non il suo affossatore, e non rischierebbe una guerra atomica che ne farebbe il dannato dell’umanità. Ma al quarto anno del dramma ucraino lo hanno rafforzato la legittimazione del suo operato conferitagli dal presidente americano Donald Trump al loro vertice in Alaska e l’appoggio datogli dal presidente cinese Xi Jinping al vertice a Pechino dei Brics, colossi emergenti, per la creazione di un nuovo ordine mondiale basato non sull’Occidente bensì sui suoi avversari, l’Oriente in testa. Non è affatto accidentale che il lancio di 19 droni, 19 non 1 o 2, sia avvenuto dopo questi summit.

Azione deliberata

Molti osservatori europei hanno definito il lancio “una provocazione”, mentre il Cremlino ha subito sostenuto che si è trattato di un errore, accusandoci di averlo strumentalizzato per acuire la guerra dell’Ucraina. Per dodici anni, io seguii tre Presidenti americani agli incontri con Putin e mi permetto di dissentire sia con l’uno sia con gli altri. A mio parere, e chi lo conosce concorda con me, Putin ha ordinato il lancio dei droni dalla Bielorussia, suo Stato vassallo, per porre alla prova, politicamente e militarmente, la Polonia e l’Ue, e lo rifarà su scala molto maggiore anche altrove in Europa se noi non lo affronteremo. Lo conferma l’inizio di manovre militari congiunte russe e bielorusse ai confini polacchi e ucraini tre soli giorni dopo il lancio dei droni. Le manovre dette “Operazione Occidente” (e perché?) non sono state improvvisate, hanno richiesto una lunga preparazione e la Nato  è corsa al riparo varando senza alcuna esitazione la “Operazione sentinella dell’Est”, ossia dispiegando aerei lungo i 900 km dei confini stessi, e ipotizzando se opportuno di istituire una “no fly zone”, ossia di vietare voli sullo spazio aereo della Polonia.

L’obbiettivo del “test” politico…

L’obbiettivo del “test” politico di Putin in Polonia e nell’Ue è chiaro. Lo zar vuole spaccarle in due perché constata che sono polarizzate come l’Italia e perché spera che il loro sfaldamento segni la fine dell’Alleanza Atlantica, un’alleanza già minata dall’ambiguità di Trump. Il premier polacco Tusk è in difficoltà, come lo è l’Ue dove non mancano i premier putinisti quali Orban in Ungheria e Fico in Slovacchia e i premier alla Ponzio Pilato quali Sanchez in Spagna. Putin avrebbe potuto mettere alla prova i Paesi baltici invece della Polonia, ma non lo ha fatto ben sapendo che gli sono quasi totalmente ostili e che sono capaci di battersi ancora più eroicamente dell’Ucraina. Ha scelto la Polonia, come fece Hitler il primo settembre del 1939, perché la considera l’area strategica più importante dell’Ue oltre che il suo tallone di Achille. I suoi piani vanno sventati adesso con o senza la collaborazione di Trump perché domani potrebbe essere troppo tardi. L’Inghilterra, la Francia, entrambe potenze nucleari, e la Germania hanno i mezzi per mobilitare l’Ue, consolidare la Polonia e costringere lo zar a negoziare.

… e di quello militare

Egualmente chiaro è l’obbiettivo del “test” militare di Putin in Polonia dove i droni sono arrivati pressoché indisturbati, alcuni dopo voli di oltre 300 km (ne sarebbero stati abbattuti appena 4). Il Presidente russo voleva accertare i tempi necessari per raggiungere i bersagli, la rapidità e efficacia delle difese polacche e della Nato, le reazioni di Varsavia, Bruxelles e Washington, e via di seguito. Sospetto che si sia rassicurato perché l’iniziale risposta euro americana è stata modesta: 40 mila soldati al fronte dalla Polonia, pochi aerei di intercettazione e ricognizione dall’Alleanza Atlantica. L’ex capo delle forze armate statunitensi in Europa, il generale Ben Hodges, ha suonato la sveglia: “Ci vuole un sistema di difesa aerea integrato e multistato e ci vogliono truppe di terra”. Ursula Von der Leyen, la Presidente della Commissione europea, gli ha fatto eco: “Difenderemo centimetro per centimetro i nostri territori”. Queste non devono restare solo parole, Putin non può equivocare e pensare che l’odiato Occidente sia inerte. L’Ue deve riarmarsi e la Nato deve avvertire il Cremlino che attuerà l’articolo 5 del suo statuto, e che un’aggressione alla Polonia, uno Stato membro, sarebbe un’aggressione all’Alleanza e la obbligherebbe a intervenire. 

L’ondivago Trump

Il rischio di una Terza guerra mondiale denunciato da Tusk è imminente e concreto? Auguriamoci di no, anche se a Bruxelles si calcola che fra tre anni un Putin vittorioso in Ucraina sarebbe pronto ad attaccare l’Europa. Auguriamoci altresì che Trump ci aiuti a impedirglielo. Purtroppo il Presidente americano cambia posizione di giorno in giorno, e al momento ci chiede di imporre dazi del cento per cento alla Cina e all’India se non smettono di comprare petrolio russo. Lo fa non per frenare lo zar, che con il petrolio finanzia le proprie guerre, bensì per frenare la graduale ascesa di Pechino a prima superpotenza. Trump spera ancora di concludere cospicui affari con Putin mentre con Xi ha un rapporto sempre più conflittuale. Non capisce che i due leaders lavorano allo scioglimento della Alleanza Atlantica non solo per sottrarre all’America il predominio in Europa ma anche per isolarla e indebolirla in tutto il mondo, né capisce che senza il nostro contributo l’America non avrebbe mai raggiunto le vette su cui è. L’odierna America in fiamme tra assassinii politici e sperequazioni folli ha bisogno di noi come noi abbiamo bisogno di essa.

In Italia due pesi e due misure

Due parole sui nostri leaders politici. E’ possibile che alcuni di loro non si rendano conto che l’Ue e in particolare l’Italia sono minacciate dall’Est dalla Russia e a Sud dal terrorismo islamico? Che per loro solo il premier israeliano Netanyahu sia un criminale di guerra reo di genocidio, ma che non lo siano Putin e i leaders di Hamas, i quali commettono le stesse atrocità e praticano la stessa pulizia etnica? Perché si battono, giustamente e coraggiosamente va detto, contro gli orrori della Guerra di Gaza ma non contro gli orrori della Guerra dell’Ucraina né contro gli orrori di Hamas, Hezbollah e del loro grande burattinaio, l’Iran? L’Europa e l’Italia non possono essere prese nella tenaglia Mosca-Teheran, devono sapere proteggersi da essa, costi quello che costi. E’ ora che tutti i nostri leaders politici si sbarazzino delle loro utopie ideologiche, delle loro cecità e sordità e dei loro interessi personali, e che recepiscano le istanze di noi cittadini.

Ennio Caretto

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Tags: CarettodroniEuropaPutin
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