CASALE – Dopo aver tracciato il quadro storico che portò al Concilio di Nicea, celebrato nel 325, il teologo mons. Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara, torna a Casale per un’altra serata di approfondimento su quello che fu il “cuore” di quel Concilio: l‘elaborazione del Credo, rimasto pressoché immutato fino ad oggi nella sua versione con gli ampliamenti avvenuti nel successivo Concilio di Costantinopoli.
Monsignor Brambilla era stato protagonista di un apprezzato incontro svoltosi il 10 aprile nella chiesa di Sant’Antonio a Casale. Oggi, mercoledì 7 maggio, alle 21, sempre in Sant’Antonio, vi sarà il secondo appuntamento voluto dal vescovo mons. Gianni Sacchi. Il teologo ha anticipato che in quell’occasione si soffermerà in particolare proprio sulle singole affermazioni del Simbolo Niceno-Costantinopolitano. Sarà un’occasione importante per la propria formazione. Titolo della serata: “Gesù. Dio da Dio, luce da luce… Il Simbolo Niceno-Costantinopolitano”. Tutti sono invitati alla serata, che è a ingresso libero.
Il 10 aprile, mons. Brambilla aveva spiegato che la parola “simbolo” significa “tessera” della fede: “La fede è un atto personale, ma deve essere professata attraverso una formula (professio fidei) che ci permette di condividere la stessa fede gli uni con gli altri, perché essa cementa la fraternità cristiana. Il termine ‘simbolo’ deriva dal verbo greco ‘syn-ballo’, che significa mettere o tenere insieme. Gli antichi usavano una moneta o un oggetto prezioso, spezzato in due, che garantiva il portatore presso chi riceveva una merce o da cui doveva ricevere un pagamento. Era un segno di riconoscimento e un marchio di autenticità”.
“Per i cristiani – aveva aggiunto – il simbolo (Credo) è la ‘tessera della fede’ , un segno di comunione fraterna, che riconosce che tu, io e noi, siamo uniti nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito.
La ‘tessera della fede’ non è la fede, ma ne è il sigillo di riconoscimento. Il Credo è la bussola, non è il cammino, ma senza bussola il cammino della fede può perdersi nei sentieri della vita. Per questo la celebrazione del XVII centenario del Concilio di Nicea (325) è importante ed emozionante: dopo l’epoca eroica dei martiri, in cui la fede era più testimoniata nella pratica che proclamata nelle parole, nel grande cambiamento”.