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Omicidio Belsito: in manette l’amico e collega d’affari

Redazione di Redazione
21 Dicembre 2013
in Casale, Cronaca
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ALESSANDRIA – Omicidio Belsito: in manette l’amico e collega d’affari della vittima. C’è già un colpevole per l’omicidio di Franco Domenico Belsito, 52 anni di Gavi, originario di Vibo Valentia, avvenuto giovedì scorso. Il primo fermo di polizia giudiziaria è stato eseguito dai Carabinieri di Alessandria nei confronti di Alessandro Loiacono, nato a Tropea 33 anni fa, residente a Tortona, sentito dai Militari dell’Arma perché molto amico della vittima e subito finito al primo posto nella lista dei sospettati. Sottoposto ad interrogatorio il calabrese si è più volte confuso e contraddetto ed in meno di 24 ore ha confessato. Ad incastrare il trentatreenne alcune contraddizioni, ed un sospetto stato confusionario di chi cerca più di costruirsi un alibi che cercare di dire la verità. E’ bastato quindi sentire qualche altra testimonianza e cercare alcuni riscontri, per spingere il calabrese ad ammettere le proprie responsabilità. Da reo confesso è stato fatto comparire davanti al Gip di Alessandria, Enrica Bertolotto, che ha convalidato l’arresto ed emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Ristretto presso il circondariale Don Soria di Alessandria, Loiacono dovrà rispondere dell’accusa di omicidio volontario ed occultamento di cadavere. L’omicidio è avvenuto giovedì pomeriggio in un deposito nei pressi di Pontecurone, macabro epilogo di una discussione nata per questione di lavoro e soldi. Motivo del contendere sarebbe stata la cessione dell’Asar, una ditta di trasporto rottami, iscritta da Loiacono a gennaio alla Camera di Commercio, ma che non è mai decollata. Sul movente sono ancora in corso gli accertamenti da parte degli inquirenti, coordinati dal Pm Fabrizio Givri, mentre, secondo il difensore di Loiacono, l’avvocato Antonio Notaro di Milano, il delitto sarebbe stato d’impeto e generato dalle forte minacce (anche contro persone care a Loiacono) di Belsito nei confronti del giovane 33enne. Nasce una lite furente, conclusa con un violento colpo alla testa assestato con una spranga. Sul posto anche un’altra persona coinvolta nelle questioni finanziare dei due ma che non avrebbe assistito all’omicidio. Antonio De Filippi, 49 anni di Tortona, avrebbe però aiutato Loiacono a caricare il cadavere nel bagagliaio della Fiat Croma, intestata allo stesso Belsito, e quindi è stato denunciato a piede libero con l’accusa di occultamento di cadavere. Dopo alcune ore si è recato a Lu Monferrato, in piazza Ghiorzi, e li ha parcheggiato l’auto. Si è poi recato a casa di Riccarado Ferraresi, un promotore finanziario socio della Asar, e gli avrebbe consegnato le chiavi. Sul contenuto del colloquio tra i due sono ancora aperte le indagini. Quello che c’è di certo è che Ferraresi, poco dopo, ha chiamato il 112 facendo precipitare immediatamente sul posto i Carabinieri di Solero che hanno rinvenuto il cadavere. Sul posto anche i Militari del Comando provinciale di Alessandria, intervenuti con gli uomini della Sezione Investigazioni Scientifiche, del Nucleo Investigativo e del Comando di compagnia.

Dario Calemme

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L’arma del delitto: una spranga di ferroALESSANDRIA (d.c.) – Una spranga in ferro. Sarebbe stata questa l’arma del delitto utilizzata da Alessandro Loiacono per uccidere Franco Domenico Belsito. Martedì il pm titolare dell’inchiesta, Fabrizio Givri, non aveva ancora ordinato l’autopsia ma, dai primi rilievi sul cadavere, sarebbe bastato un solo violento colpo mortale sul cranio. Sconvolto e sotto shock, secondo quanto è stato riferito dall’avvocato Notaro di Milano, Loiacono avrebbe chiesto l’aiuto dell’amico e socio Antonio De Filippi, che non avrebbe assistito all’omicidio, ma che avrebbe acconsentito ad aiutare Loiacono per introdurre il cadavere nel bagagliaio della Fiat Croma. Sul fondo del baule i Carabinieri hanno rinvenuto solo alcune tracce di sangue. Si è dimostrato fondamentale anche l’uso delle immagini delle telecamere di video sorveglianza di Lu Monferrato, utilizzate dai militari per cercare di identificare l’omicida. In realtà sono bastate meno di 24 ore per stringere il cerchio attorno al 33enne calabrese, che risultava molto amico della vittima e quindi tra i primi ad essere ascoltato per ricostrui-re le ultime ore prima dell’omicidio. Le contraddizioni e lo stato confusionario dell’omicida hanno fatto il resto. La Procura della Repubblica di Alessandria ha iscritto Loiacono nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Nei guai, per la sola seconda ipotesi di reato, Antonio De Filippi. Di diverso avviso il difensore dell’imputato che ha valuta come più congrua l’accusa di omicidio preterintenzionale o colpa eccessiva. Secondo il legale milanese, che ha richiesto una perizia psichiatrica per determinare se fosse stato in grado di intendere e volere al momento dell’omicidio; il suo assistito è ancora sotto shock e veniva vessato da Belsito con continue minacce.

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Tags: Franco Domenico Belsito
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