In data 21 dicembre 2018 si è svolta un’importante assemblea dei Soci di Cosmo Spa per approvare, tra l’altro, anche il budget previsionale 2019 – 2020 – 2021. Importante provvedimento che guiderà le scelte strategiche nell’immediato futuro, i cui impatti si ripercuoteranno sull’ecosistema ambientale del territorio, sulla sostenibilità dello sviluppo del progetto Tarip (tariffa puntuale) e sull’equità nella ripartizione dei costi tra i soci, cioè tra i quarantaquattro comuni consorziati. Non era mia intenzione, nell’immediato, intervenire pubblicamente a commentare le scelte fatte dall’assemblea, ma i recenti comunicati apparsi sui social e sulla stampa locale, a opera del Presidente del Consorzio Casale Rifiuti, del Presidente di Cosmo Spa, del Direttore Generale Cosmo Spa e di alcuni Sindaci, mi obbligano a esprimere un giudizio critico (per altro già manifestato in Consiglio di Amministrazione e in seno all’assemblea stessa), per offrire alla pubblica opinione argomenti e farsi un’idea più rispondente alla realtà.
Troppi sono gli argomenti che scaturiscono dal provvedimento approvato, e trattarli tutti insieme non è profittevole per una giusta comprensione dei contenuti. Per questo motivo, in questa sede, esporrò le mie considerazioni sul nuovo metodo di tariffazione per la ripartizione dei costi. Fondamentalmente, due sono le critiche che muovo al nuovo sistema di tariffazione adottato: il primo di legittimità del provvedimento approvato; il secondo riguarda l’inadeguatezza dei criteri adottati per il nuovo sistema di tariffazione.
Il merito al primo punto è utile ricordare che fino al 2018 il sistema di tariffazione adottato si basava fondamentalmente su due pilastri: centro di costo della raccolta e centro di costo dello smaltimento. Il centro di costo delle spese generali era annegato dentro gli altri due centri costo. Dal 2019 la situazione cambia, i pilastri diventano tre: centro di costo della raccolta; centro di costo dello smaltimento e centro di costo delle spese generali. Questo nuovo modo ha sconvolto tutto il sistema di tariffazione, con gravi ripercussioni sulla distribuzione dei costi tra i comuni consorziati, determinando la situazione di comuni che subiscono forti incrementi e altri, invece, riscuotono lauti guadagni. Il nuovo sistema di tariffazione non ha riguardato soltanto la revisione della tariffa, cosiddetta binomia, come qualcuno sosteneva, pertinente soltanto allo smaltimento, ma ridistribuendo i costi totali su tre pilastri anziché due, si è determinato un nuovo sistema di tariffazione, modificando radicalmente quello precedente. Oltretutto, il nuovo provvedimento è passato, all’interno di un altro provvedimento (il Budget di una società che eroga servizi), senza alcuna dignità di un provvedimento autonomo. Per queste motivazioni la decisione aveva, e continua ad avere, una forte connotazione politica, che imponeva, e impone ancora, una decisione più consapevole e condivisa tra i Sindaci del territorio e, soprattutto, una sede più legittima che non può essere quella di una società cui sono stati affidati alcuni servizi. La sede più legittima, dopo un’attenta valutazione delle conseguenze connesse al nuovo sistema di tariffazione, era, e rimane ancora, l’assemblea del Consorzio Casale Rifiuti.
In merito al secondo punto la criticità risiede sull’indicatore utilizzato per ripartire i costi delle spese generali sui vari comuni; in particolare si è scelto di utilizzare il criterio di suddividere il totale dei costi delle spese generali in proporzione al numero degli abitanti residenti nei vari comuni. Apparentemente sembra un criterio di buon senso, immune da difetti, in realtà il criterio adottato distribuisce in modo casuale una spesa, senza tenere conto della dimensione reale della produzione dei costi. L’indicatore “numero di abitanti”, che d’ora in avanti chiamerò “criterio procapite”, esprime una dimensione statistica che va bene quando si vogliono confrontare valori statistici di universi diversi, ma concettualmente è sbagliato quando si vuole usare come indicatore per suddividere un costo senza valutare l’origine dei costi. Per esempio quando si vuole confrontare la ricchezza di due stati, si usa il criterio del reddito procapite medio dei due paesi.
È in questa casualità che va ricercata la spiegazione logica del perché due comuni del consorzio, uno in crescita di numero di abitanti (rispetto al 2005) e l’altro in diminuzione di abitanti (sempre rispetto al 2005), si trovino entrambi penalizzati nella distribuzione dei costi delle spese generali. Per concludere in modo efficace sull’iniquità del criterio procapite adottato ricorro al famoso poeta romano Trilussa di fine ottocento, che in una sua celebre poesia in romanesco, “Il Pollo di Trilussa”, affermava che se qualcuno mangia due polli, e qualcun altro no, in media hanno mangiato un pollo a testa, anche se, di fatto, sappiamo che uno non l’ha mangiato. Ecco, quello che è successo con il nuovo sistema di tariffazione, che qualcuno senza pudore continua a chiamare trasparente, è esemplificabile nel fatto che tanti piccoli comuni pagheranno il pollo (o una sua cospicua parte) senza averlo mangiato. Quanto affermato non è frutto soltanto di una percezione generica, ma suffragato da numeri che sono disponibili per successivi chiarimenti sulla vicenda, se necessario.
Giovanni Bellistri
Sindaco del Comune di Terruggia
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